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Itinerario di un giorno in Piemonte: Villa Malfatti, Castello di Barone Canavese, Castello di Pavarolo

Abbiamo approfittato della Giornata Nazionale delle Dimore Storiche organizzata dall’ADSI, per visitare alcune dimore in provincia di Torino: Villa Malfatti a San Giorgio Canavese, il Castello di Barone Canavese e il Castello di Pavarolo. Questa è stata anche l’occasione per scoprire meglio il vicino Canavese e i dintorni di Torino, un territorio che riserva sempre belle sorprese.

Abbiamo visitato residenze private normalmente chiuse al pubblico e ovviamente non abbiamo dimenticato il lato enogastronomico, con un pranzo a base di fritto misto alla piemontese un piatto della cucina locale noto per la bontà e abbondanza dei suoi piatti.

Villa Malfatti

Villa Malfatti

Villa Malfatti sorge a San Giorgio Canavese, piccolo comune a metà strada tra Ivrea e Torino. Questa bella dimora, circondata da un ampio parco, venne costruita all’inizio del 1800 dalla cantante lirica Teresa Belloc, celebre interprete rossiniana, e in seguito acquistata nel 1888 dal barone trentino Stefano Malfatti che la ristrutturò.

Ci accoglie al cancello la signora Stefania, proprietaria della dimora e discendente del barone Malfatti, che ci accompagna nella visita iniziando con una passeggiata nel giardino all’italiana pieno di rose colorate.

Osserviamo dall’esterno la facciata principale: un susseguirsi di grandi finestre con le persiane colorate interrotte da un bel portale sormontato da un balconcino, mentre a lato quattro arcate incorniciano un atrio coperto perfetto per trovare un po' d’ombra leggendo un libro.

Villa Malfatti

Il piano terra della villa è occupato principalmente da un delizioso salotto dai tenui colori, messo in risalto dalla luce che filtra dalle finestre e da una grande sala da pranzo pensata per ricevimenti riccamente decorata.

Saliamo al secondo piano dove si trovano le camere da letto e dove traspare maggiormente l’aspetto principale della dimora: essere una casa di famiglia.

L'amore per questa residenza da parte dei proprietari traspare in ogni dettaglio: dalle foto di famiglia disseminate ovunque, dalla cura del giardino e dai ricordi d’infanzia che la signora Stefania condivide con noi.

Villa Malfatti

Villa Malfatti

L’aspetto che più ci piace delle giornate organizzate dall’ADSI è proprio poter visitare questi luoghi con i proprietari che ti accolgono in casa loro, raccontandoti aneddoti e curiosità e accogliendoti per un attimo nella loro quotidianità. Cosa che nessuna guida, per quanto brava, potrebbe mai fare.

Usciamo sul retro nel giardino all’inglese, delimitato da un portale barocco. Gli ampi spazi inducono naturalmente alla meditazione e trasmettono una grande serenità.

L’ambientazione generale molto scenografica non è sfuggita negli anni a vari registi, che hanno scelto questa location per i loro film. I più recenti sono la commedia “Aspirante vedovo” con Luciana Litizzetto e Fabio De Luigi e alcune scene della serie Netflix “la legge di Lidia Poët”.

Villa Malfatti

Concludiamo la visita nel modo migliore, ovvero con l’assaggio dei biscotti della duchessa, dolci tipici della zona ideati dalla pasticceria Roletti. Si tratta di un biscotto friabile al cacao dalla forma allungata, che si accompagna bene al caffè o a una golosa tazza di cioccolata calda. Viene tuttora prodotto secondo la ricetta originale gelosamente custodita dalla famiglia Roletti.

Nel 1933 Lidia d’Arenberg, duchessa di Pistoia, era ghiotta di questa particolare specialità della pasticceria tanto da non poterne restare senza legando così per sempre il suo nome a questi biscottini. Le malelingue riportano che la Duchessa usasse come pretesto per le sue fughe amorose quello di dover andare a San Giorgio Canavese per poterli acquistare da Roletti.

Lasciamo Villa Malfatti con il desiderio di tornare, perché è un luogo delizioso dove si respira una bella atmosfera e dove siamo stati accolti come amici in visita.

Castello di Barone Canavese

Castello di Barone Canavese

A dieci minuti di auto dalla villa si trova Barone Canavese, un piccolo borgo di case tradizionali con i tetti rossi costruite a ridosso della collina su cui sorge il castello.

Il castello di Barone Canavese risale al medioevo, ma nel XVIII secolo la nobile famiglia dei conti Valperga di Caluso affidò il compito di rinnovare la struttura all’architetto Costanzo Michela di Agliè.

I lavori iniziarono nel 1772 e terminarono nel 1774, probabilmente per mancanza di fondi, lasciando l’edificio incompiuto. Nel 1954 venne restaurato dall’ingegnere Paolo Derossi ed è tuttora proprietà della famiglia.

Castello di Barone Canavese

Castello di Barone Canavese

Da una tavola autografa del progetto originario, conservata nel castello, si vede la grandiosità dell’opera iniziale e al contempo come l’edificio attuale sia soltanto uno dei due lobi laterali, mentre mancano il maestoso padiglione centrale e la seconda ala.

Varchiamo il cancello d’ingresso e iniziamo a salire lungo il viale ombreggiato dai tigli, che con una piacevole passeggiata ci porta al cospetto del castello con la tipica decorazione piemontese in mattoni rossi.

L’edificio è composto da tre piani, due dei quali collegati tra loro da un’originale scala elicoidale. Il piano nobile è occupato da un grande salone circolare, da cui si accede a una sala quadrata che conserva un affresco settecentesco con originali decorazioni in cera. Al piano superiore si trovano otto grandi camere con una splendida vista sulle colline canavesane.

Castello di Barone Canavese

Castello di Barone Canavese

Il castello è circondato da un giardino con alberi secolari, con al centro una fontana da cui si gode una splendida vista della zona circostante, per questo motivo è richiesta come location per feste private o cerimonie.

Castello di Pavarolo

Castello di Pavarolo

Proseguiamo il nostro itinerario dirigendoci verso Torino e in 45 minuti raggiungiamo il Castello di Pavarolo, situato nell’omonimo borgo.

Il castello ha origini molto antiche, viene citato per la prima volta in un decreto del 1047. Grazie alla sua posizione panoramica svolgeva una funzione difensiva e di controllo sulla Via del Sale che collegava la Liguria al Piemonte e alla Francia.

Nel 1264 passa alla famiglia Balbo di Chieri, che iniziano la sua trasformazione. Di quest’epoca restano gli splendidi soffitti lignei a cassettoni dipinti del secondo piano, scoperti per caso durante il restauro. Il ritrovamento ha suscitato l'interesse della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Torino, che ha avviato uno studio condotto da Luisa Gentile, esperta di araldica.

I dipinti raffigurano figure antropomorfe, uno stemmario, animali e immagini cortesi come scene di brindisi e innamorati, sono stati datati tra il 1350 e 1360, e sono considerati tra i meglio conservati di tutto il Piemonte.

Castello di Pavarolo

Tra il XV e XVI secolo, a causa di un incendio si rese necessario un intervento di restauro profondo con l’ampliamento degli spazi, durante il quale venne inserito un nuovo piano con la chiusura delle antiche finestre gotiche (di cui restano alcune tracce) e l’apertura di nuove.

Nei secoli la dimora passa di proprietà tra una famiglia nobile piemontese e l’altra fino al 1920, quando diventa proprietà della famiglia Zavattaro Ardizzi che lo ha restaurato, conservato e aperto al pubblico.

Tra il XV e XVI secolo, a causa di un incendio si rese necessario un intervento di restauro profondo con l’ampliamento degli spazi, durante il quale venne inserito un nuovo piano con la chiusura delle antiche finestre gotiche (di cui restano alcune tracce) e l’apertura di nuove.

Oltrepassiamo l’ingresso e saliamo attraversando uno splendido parco fino alla sommità della collinetta, dove ci troviamo davanti un bello spiazzo aperto con ghiaia, grandi aiuole piene di fiori. L’effetto wow è garantito.

Castello di Pavarolo

Ci accoglie il generale in pensione Guglielmo Zavattaro Ardizzi che ci fa da guida tra le varie stanze, raccontandoci tante curiosità e aneddoti sul castello.

Al piano terreno troviamo la cosiddetta Sala Grande, di circa 80 m² con volta a botte in mattoni, le antiche scuderie, la sala medievale con soffitto a cassettoni e pareti con decorazioni in stile neo gotico, e la sala del pozzo: profondo quasi 90 metri, è uno degli elementi più antichi del castello, oltre ad essere il pozzo più profondo del Piemonte.

Al primo piano si trova un sala con biliardo, soffitto a travi e pavimento in cotto rosso del 1600, e vari salottini con foto e cimeli di famiglia. Mentre al secondo piano si trovano la biblioteca, le camere da letto e una piccola cappella.

Castello di Pavarolo

Ci ha colpiti molto come la famiglia curi con amore e dedizione il castello e sia impegnata da anni nel suo mantenimento e restauro.

La dimora è visitabile, insieme al delizioso giardino e alla ghiacciaia, in piccoli gruppi, previo appuntamento ed è possibile affittare alcune sale del castello per eventi privati o cerimonie.

Ristorante del Castello

Castello di Pavarolo

Imperdibile una sosta ristoratrice al Ristorante del Castello, locale storico che esiste dal 1882 conserva una parte più antica e una sala moderna e un bel dehors, perfetto per le calde giornate estive.

Abbiamo trovato una cucina di grande qualità: antipasti della tradizione, il famoso fritto misto alla piemontese servito in modo ricco e in 3 diverse varianti, guancia di vitello talmente morbida che si scioglie in bocca e un assortimento di dessert da lasciare senza fiato. Se siete in zona non potete farvelo sfuggire! Essendo molto frequentato è fondamentale la prenotazione.

Anche questa edizione della Giornata delle dimore storiche ci ha permesso di scoprire angoli sconosciuti e pieni di storia del Piemonte che ci hanno stupiti, e ci ha lasciato la curiosità di scoprirne di nuovi per il prossimo anno!