Dopo aver visitato il centro con il Louvre e l'ile de la cité, dove è nata Parigi, attorno alla quale si è sviluppata la città, dedichiamo il nostro ultimo giorno alla visita di Montmartre, ad una villa che mostra le sue bellezze solo ai più attenti e all’incontro con un fantasma.
Terminata la doverosa colazione - sempre importante, ma basilare per un visitatore instancabile -, ci dirigiamo a Montmartre per fare una bella passeggiata guidati virtualmente da Giulia di Spinning the globe, un blog che amiamo, dove non si leggono mai banalità, ma solo bellezza ed eleganza.
Parigi: itinerario a Montmartre
Questo è l’itinerario che consiglia e che abbiamo seguito “quasi” alla perfezione.
In via Saint Vincent vediamo le vigne du Clos Montmarte, l’ultimo vigneto rimasto a Parigi, dal quale si ricava un vino davvero ricercato. In pochi passi arriviamo allo storico locale Lapin Agile che deve il suo come al coniglio dipinto sulla facciata da André Gill. Lo hanno frequentato personaggi del calibro di Picasso, Modigliani e Utrillo. Proseguendo la salita incontriamo la Maison Rose, che proprio Utrillo immortalò in una litografia e oggi è una star di instagram.
La collina è un susseguirsi di localini, negozi di souvenirs e piccole botteghe di ceramiche che fanno la mia gioia. Sono un’amante della ceramica, non resisto e mi compro un bel Moulin Rouge, accompagnato da una gallinella anche lei rossa che ora si fanno compagnia su una mensola in soggiorno.
La place du Tertre, invasa da artisti più o meno dotati che propongono ritratti o paesaggi parigini, è il centro geografico ed emotivo di Montmartre. Bella, ricorda una piazzetta di paese con le sue case colorate, ma troppo turistica per poter essere veramente apprezzata.
Parigi: Sacre Coeur
Ci allontaniamo in fretta per andare verso la chiesa di Saint Pierre de Montmartre, una delle più antiche di Parigi, che merita una visita prima di arrivare alla bianchissima basilica del Sacre Coeur, ultimata all’inizio del 1900, da cui si gode uno dei panorami più noti e romantici di Parigi.
Mentre Andrea sale fino alla cima della cupola io entro per un attimo nel magico mondo di Amélie facendo una foto alla giostra che si trova proprio ai piedi della scalinata.
Il tempo passa in fretta e per il pranzo abbiamo scelto un piccolo bistrot a due passi dalla basilica e con splendida vista sulla Butte, come viene chiamata affettuosamente le Sacre Coeur.
Parigi: Museo Jacquemart-André
Riprendiamo il metrò per dirigerci verso il museo Jacquemart-André. Ricchi borghesi collezionisti d’arte, che poi in questa antica residenza hanno creato un museo per esporre tutta la loro “passione”. Ci ha particolarmente interessato la mostra su Caravaggio. Aver
La dimora è nascosta in mezzo ad altri palazzi, ma oltrepassata la soglia ci troviamo di fronte un opulento palazzo su due piani, con un bel giardino d’inverno, una splendida scalinata interna e una sala da thé.
La mostra di Caravaggio è la ciliegina sulla torta, le splendide opere, in una location così elegante e sofisticata ci conquistano e ne restiamo affascinati.
Parigi: il fantasma dell'Opera
Riprendiamo di nuovo il metrò per spostarci in un’altra zona della città, dove ci aspetta l’esperienza più emozionante del viaggio: la visita fuori orario dell’Opera Garnier sulle tracce del famoso fantasma.
I custodi chiudono i cancelli, poi le porte e tutti escono, restiamo solo noi, un piccolo gruppo di coraggiosi e la guida che promette di fare il possibile per farci incontrare il Fantasma. Inizia raccontandoci la storia dell’edificio, la gara pubblica, la vittoria di Garnier, un giovane architetto sconosciuto, che riesce a racchiudere in un palazzo la grandezza francese con una strizzatina d’occhio a Versailles.
Ci spiega come le ballerine e le cantanti venissero considerate alla stregua di accompagnatrici e che gli abbonés (abbonati) in pratica erano facoltosi signori che, pagando di più, potevano entrare in teatro prima dell’inizio degli spettacoli e, come voyeur, spiare le ballerine mentre si cambiavano per poi incontrarle nel foyer. Più che per vedere una rappresentazione si veniva a teatro per essere visti o per vedere gli altri. Entriamo nella sala dello spettacolo ed ammiriamo lo splendido soffitto affrescato da Chagalle, amato e odiato, noi lo amiamo, onirico ricordo di un amore immortale.
Il grande scalone, sceso da una splendida Audrey Hepburn in Cenerentola a Parigi, la sala degli specchi, maestosa e fiabesca, ma tra tutto emerge lui, solo lui, Eric il fantasma. Forse realmente esistito, forse pura fantasia, ma in questo contesto tutto sembra reale ed ecco il suo palco, il n. 5, a lui riservato da sempre.
Entriamo con rispettoso silenzio, si percepisce la sua presenza, ovunque, in ogni ombra, in ogni leggero brusio, l’emozione è forte, ma la visita è finita e anche la nostra piccola vacanza parigina.
Curiosità: il celeberrimo musical di L. Webber che ha incantato le platee di mezzo mondo non è mai stato rappresentato all’Opera, mai a Parigi.